
La nostra attuale alimentazione non contiene una sufficiente quantità di omega tre di cui sono ricchi semi e piante tipici dei climi freddi, le parti verdi dei vegetali per quanto riguarda l’acido linolenico, e carni e oli dei pesci quali sgombro, tonno, merluzzo, aringa e salmone per quanto riguarda DHA ed EPA. Con la globalizzazione dei mercati e la necessità di lavorare i cibi a livello industriale nonché l’esigenza di garantire una loro conservazione ottimale nel tempo, la maggior parte delle persone consumano dei prodotti lavorati e dunque alterati rispetto allo loro origine.
L’aspetto più preoccupante in merito all’industria alimentare è l’intento specifico di rimuovere gli omega tre dagli alimenti per proteggerli meglio dal deterioramento e allungare la data di scadenza. Gli omega tre infatti rendono più facilmente e più velocemente cattivi i cibi alterando il sapore, perché gli acidi grassi attirano molecole di ossigeno provocando ossidazione o irrancidimento.
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Omega-3 1000mg 200cpsUltra Omega-3 90cpsAnimal Omega 30packsOmega tre e il prezioso ruolo di trasporto dell’ossigeno
Proprio tale caratteristica di legarsi all’ossigeno a livello chimico è il motivo per cui gli omega tre sono così importanti per la nostra salute: questi acidi grassi insaturi infatti permettono all’ossigeno di raggiungere tutto il corpo, trasportandolo. Se nel cibo industriale la lavorazione rimuove la maggior parte di questi preziosi grassi ciò che rimane è denaturato dall’idrogenazione.
Questo processo prevede l’aggiunta di idrogeno ad oli insaturi liquidi che diventano saturi e quindi più duraturi nel tempo, proprio come accade nella lavorazione della margarina dove gli oli vengono portati a temperature estremamente alte che modificano gli acidi grassi dall’originale forma CIS in quella TRANS. Tale fenomeno è piuttosto grave per il nostro organismo che non sa distinguere tra le due forme durante la digestione e l’incorporazione nelle molecole più complesse come quelle che vanno poi a costruire le membrane. I grassi denaturati quindi si comportano come veleni.
Il risultato della lavorazione industriale sugli omega: acidi grassi CIS e TRANS
Se in origine la dieta preistorica e quella mediterranea erano decisamente più ricche di omega tre rispetto ad oggi, il rapporto attuale tra omega sei e omega tre anziché avvicinarsi all’unità è come minimo 10 ma può arrivare facilmente a 30. Tale squilibrio genera una situazione infiammatoria cronica che può essere facilmente riscontrata anche confrontando l’entità e il numero di malattie degenerative che affliggono l’uomo di oggi e quelle invece registrate nel periodo della guerra mondiale dove costretti a ritornare ad una dieta semplice tradizionale – data la scarsa disponibilità di prodotti industriali – la popolazione aveva registrato un calo di almeno il 10% di patologie come schizofrenia, tumori e malattie cardiovascolari.
L’importanza degli omega tre risulta chiara anche nell’ambito dell’attività cerebrale considerando che il 30% dei tessuti nervosi sono formati proprio da acidi grassi di cui è ricchissimo anche latte materno.
Alcuni studi hanno confermato a più riprese che gli omega tre hanno un’influenza positiva sulla resistenza insulinica e quindi possono costituire una importante forma di prevenzione rispetto il diabete. Un altro studio dei primi anni 90 ha scoperto che l’insulino resistenza è relazionata alla qualità degli acidi grassi presenti nelle membrane cellulari: maggiore è la presenza di omega tre e omega sei e maggiore è anche la resistenza.
Gli omega tre quindi hanno anche la proprietà di modulare la permeabilità delle membrane cellulari andando a fornire un impatto benefico anche sulla prestazione sportiva perché le cellule riescono a lasciare passare i nutrienti fondamentali come gli aminoacidi e il glucosio per funzioni di recupero, anaboliche e energetiche.