
Dieta chetogenica, un argomento che abbiamo già trattato e che alla luce dei nuovi progressi nell’ambito della nutrizione è opportuno riaprire ed aggiornare. L’alimentazione del regime chetogenico prende spunto dalla storia dell’evoluzione umana: la dieta del periodo paleolitico era caratterizzata da cicli di abbondanza, in cui gli uomini facevano scorte e altri di carestia.
Durante questi periodi particolarmente difficili, proprio il processo di chetogenesi (che produce corpi chetonici dagli acidi grassi per ricavare energia) ci ha consentito di sopravvivere e conservare una composizione corporea che ci mantenesse agili e veloci per poter cacciare. Si consideri infatti che il rapporto tra massa magra e grassa di quel periodo è stimata nella proporzione di cinque a uno.
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La dieta paleolitica quindi era caratterizzata da un apporto di zuccheri particolarmente basso che corrispondevano circa al 30% delle calorie complessive, almeno 100 g di fibra al giorno, pochi grassi – meno del 20% del totale – carne solo quando si riusciva a cacciare e niente sale nè zuccheri né alcolici.
Si trattava tutto sommato di una dieta leggermente alcalina dato che l’acidità delle proteine animali era compensata abbondantemente dall’apporto di vegetali e di acqua.
La dieta dell’uomo infatti comprendeva un’ampia varietà di piante rispetto ad oggi in cui consumiamo prevalentemente tre cereali quali il riso, il frumento e il mais. Con l’arrivo dell’agricoltura e soprattutto dell’industria, si è acuita la tendenza generale alla malnutrizione, ossia un regime che non apporta abbastanza nutrienti.
A tavola quindi hanno iniziato ad arrivare cereali raffinati, zuccheri, prodotti fermentati, conservanti… tutto è avvenuto in un arco di tempo così breve che il corpo non ha potuto adattarsi al punto di vista genetico e fisiologico. Questo scompenso ha ovviamente determinato una tendenza alle infiammazioni e alle patologie e nonostante la maggior longevità, la qualità di vita è decisamente peggiore. Ogni giorno infatti si lotta contro l’invecchiamento precoce, le malattie croniche relative allo stile di vita non salutare, legato non solo la cattiva alimentazione ma anche alla sedentarietà, al fumo e soprattutto allo stress cui siamo sottoposti in maniera costante.
Dieta chetogenica: riadattare le abitudini al patrimonio genetico
La dieta chetogenica s’inserisce in questo contesto come strategia terapeutica per ristabilire un corretto assetto nutrizionale e metabolico, come se l’obiettivo fosse proprio quello di riadattare il nostro patrimonio genetico a un ambiente più simile a quello della culla dell’umanità, eliminando i rifiuti tossici, modificando la dieta e aumentando l’attività fisica praticata.
Quando si sente parlare di chetogenesi spesso ci si inizia a preoccupare prima del tempo ma bisogna considerare che già al mattino il nostro corpo innesca un processo chetogenico per via del digiuno notturno, così come succede dopo uno sforzo fisico.
La chetogenesi che è stimolata da una dieta che contiene pochi carboidrati è tendenzialmente lieve e si tratta di valori cinque volte inferiori rispetto alla pericolosa chetoacidosi (5mmoli per litro contro 25 mmoli per litro). In carenza di glucosio, il corpo utilizza altri substrati a scopo energetico e soprattutto gli acidi grassi: quando questo processo è massiccio, l’ossidazione degli acidi grassi determina un aumento dei radicali liberi e una riduzione della portata cardiaca nonché una condizione di insulino resistenza.
Dieta chetogenica: pro e contro
Tuttavia quando il processo di chetogenesi è controllato, questa situazione può tornare a vantaggio della salute perché si verifica un miglioramento sia nella sensibilità l’insulina, sia si riduce il danno ossidativo. Questo meccanismo viene utilizzato anche per trattare casi in cui è utile migliorare l’ossigenazione delle cellule, ad esempio in soggetti che soffrono di malattie relative all’eccitabilità neuronale, ed anche per quanto riguarda i morbi di alzheimer, parkinson e l’obesità patologica.
Questa dieta è ipoglucidica, ipolipidica e normo-proteica ma le proteine devono essere di elevata qualità nutrizionale: con questi presupposti il regime chetogenico riesce a riequilibrare l’assetto ormonale ed aiutare a perdere peso e mantenerlo con maggiore facilità. Gli effetti collaterali dei regimi controllati moderni, (cefalee, alterazioni temporanee del ciclo mestruale, alitosi) sono generalmente blandi e del tutto gestibili grazie ad una corretta integrazione alimentare e a una abbondante idratazione.